A cura di Lorenzo Capobianco, Anna Carbone, Francesco Cojutti
Classe 4^C , Liceo “G. Marinelli”
FILOLOGIA
Cos’è la Filologia?
Citando Lucia Martinelli, “la parola filologia deriva dal greco philos, ‘amico’, e logos, ‘parola’: significa dunque amore della parola, cura del discorso. Il suo primo compito è quello di verificare che un testo sia trasmesso nella forma in cui l’autore l’ha composto a suo tempo. La filologia si può definire la scienza dell’autenticità dei testi.”
Filologia come scienza umanista
La Filologia e’ senza alcun dubbio la disciplina piu’ “scientifica” dello studio umanistico perche’ si pone delle domande, mette in dubbio l’autenticita’ dei manoscritti e attraverso metodi scientifici e razionali riscopre il testo nella sua originale grandezza
Perche’ nasce la necessita’ di una disciplina simile?
La causa prima della nascita della filologia va ricercata nella natura stessa di quello che questa disciplina studia : i manoscritti.
Prima dell’invenzione della stampa, infatti, l’unico modo per riprodurre un determinato testo era la copiatura a mano da parte di monaci amanuensi o copisti professionisti. Tuttavia era alta la probabilità di commettere errori di copiatura ed erano frequenti fenomeni di “contaminazione” del testo.
Il compito del filologo e quindi quello di de-“contaminare” il testo e ricercare la sua forma originaria.
Come lavora il filologo?
Il lavoro del filologo richiede un attenta analisi di manoscritti, una ricerca di differenze e somiglianze, e un dettagliato studio della storia, geografia e origine dei singoli manoscritti. A questo punto, trovandosi probabilmente di fronte a una gran numero di manoscritti con un elemento comune, il filologo racchiude i manoscritti in grandi “famiglie”.
Ad esempio,se scoprissimo un grande numero di manoscritti della Commedia che al famoso incipit sostituiscono un “nel mezzo del trenin di nostra vita” sarebbe ragionevole sospettare che, presentando una differenza sostanziale rispetto agli altri testi, derivino tutti da una singola copia “contaminata”. Tuttavia non potremmo nemmeno automaticamente supporre che si tratti di un errore, e non, effettivamente, del testo originale. L’unico modo che avremmo sarebbe quindi quello di analizzare i manoscritti dal punto di vista storico e paragonarli con le altre “famiglie”.
Tuttavia questa breve descrizione e l’esempio non riescono a darci una vera e propria idea di come lavori un filologo. Quella della ricerca dell’autenticità di un testo e’ un processo estremamente lungo e complesso che richiede incredibile ordine e grande organizzazione.
E’ uno studio scientifico a tutti gli effetti, e presuppone quindi la stessa precisione nella dimostrazione dei fatti che ci portano a giudicare un determinato testo come più o meno veritiero nei confronti dell’originale. Una volta raccolte dai vari manoscritti tutte le parti che più sembrano poter essere appartenute al testo originale, i filologi pubblicano una nuova edizione del testo.
Utilizziamo il verbo sembrare non a caso: non bisogna dimenticare ,infatti, che lo studio filologico partendo da errori completamente casuali e imprevedibili (quindi in qualche modo illogici e irrazionali) dei copisti, non riesce necessariamente a portarci ad una verità certa. Il filologo però, anche grazie all’interpretazione personale, ci porta a quella che e’ la versione più probabile e quindi “vera” del testo.
Quali sono i vantaggi della filologia?
E’ naturale domandarsi se valga effettivamente a qualcosa tutto lo sforzo che il filologo mette nell’analisi di un manoscritto, vista la difficoltà e complessità del processo. La risposta a questa domanda e’ molto semplice e rispecchia direttamente la nuova e più’ critica visione del mondo che nasce con l’umanesimo:
porsi delle domande, non accettare niente per vero senza che prima sia stato sottoposto a critica razionale perché nella ragione è l’essenza dell’uomo, come afferma Pico della Mirandola nel “De dignitate hominis”
La Filologia oggi
Come dice il Professor Domenico De Martino, la Filologia non è solamente la scienza che analizza i testi del passato, ma è la disciplina del prestare attenzione e porsi domande in tutti i campi della nostra vita. Soprattutto in questo periodo storico, dove siamo continuamente raggiunti da molteplici notizie, essere filologi o fare filologia è comprendere la verità che si cela dietro agli slogan e a tutto ciò che recepiamo da questo mondo così rapido e caotico.
Lo spirito del filologo, dice anche il professor De Martino, è quello di un “rompiscatole”, di uno che non si accontenta delle risposte che ottiene e continua a ricercare, perché per amore della verità si disinteressa dell’opinione altrui.
MANOSCRITTO
Che cos’è il manoscritto?
La parola manoscritto deriva dal latino “manu scriptum” e significa “scritto a mano”. Il manoscritto è perciò qualunque documento uscito dalle mani dell’autore o di un copista, ma più comunemente questo termine si riferisce a testi scritti a mano e redatti in forma di libro.
La storia
I più antichi codici manoscritti conservati sono egiziani e risalgono al I secolo a.C.
Il periodo di maggior diffusione è il Medioevo, quando gli amanuensi trascrissero migliaia di testi dell’antichità.
Alcuni manoscritti, oltre all’importanza storica , hanno una grande importanza artistica grazie alle miniature che arricchivano e decoravano i testi.
La composizione dei manoscritti diminuisce fino a scomparire con la nascita della stampa
Com’è fatto un manoscritto?
Il manoscritto è formato da uno o più fascicoli, composti a loro volta da più fogli, pergamenacei o cartacei piegati e inseriti l’uno nell’altro.
Ciascuna metà di un foglio piegato viene chiamata carta: l’uso antico non prevede la numerazione delle facciate, ma, appunto, delle carte, chiamata cartuleazione, di cui vengono distinti il recto e il verso.
Il manoscritto e la filologia
Lo studio dei testi contenuti nel manoscritto è di competenza della filologia.
Un manoscritto può essere una copia dell’originale o di un testimone già esistente, o un autografo .
La raccolta dei testimoni viene indicata con il nome di tradizione manoscritta, perciò il compito della filologia è quello di ricercare il testo più originale possibile.
In filologia , inoltre, non sempre viene considerato “attendibile” il testo più antico, infatti vale il principio recentiores non deteriores.
Filologia dantesca
La filologia ha sempre avuto difficoltà nello studio della Divina Commedia di Dante, a causa delle numerose copie e della mancanza di testi autografati dello stesso Dante.
I primi manoscritti di cui siamo in possesso risalgono a 15 anni dopo la morte di Dante,siccome tutti quelli scritti prima sono andati logorati, a causa della grande diffusione che già allora aveva la Commedia.
Ebbe inizio proprio durante la moltiplicazione dei manoscritti l’interesse degli studiosi di scoprire quale di queste versioni derivasse da quella natale. Tuttavia questa esplosione di interesse per la Commedia portò alla creazione di manoscritti non fedeli alla versione originale, visto anche che uomini dotti come Boccaccio ricopiarono la Commedia dandole una propria interpretazione.
Nonostante ciò i filologi sono riusciti a raggruppare i manoscritti per famiglie e a trovare “probabilmente” i manoscritti da cui sono stati copiati, tuttavia ancora oggi resta un’ incognita l’opera originale, ma la speranza di trovarla in futuro spinge a non accontentarsi e a continuare a cercare e studiare.
Bibliografia
Convegno “Laboratorio Dantesco”, a cura di D. De Martino, UNIUD Dipartimento di Studi Umanistici 22-23 ottobre 2015
Matteo Venier, Petrarca e la filologia, casa editrice e anno
Claudio Ciociola, Dante, in “Storia della letteratura italiana”, X, La tradizione dei testi, pp. 137-199, Roma, Salerno ed., 2001.
Guglielmo Gorni, Il Dante perduto. Storia vera di un falso, Einaudi 1994 9788806133542
Appunti dalle lezioni di Domenico De Martino, tenute nei giorno 1 e 8 aprile 2016 al liceo Scientifico Marinelli per le classi 3B, 3C, 3F, nell’ambito del percorso “Dante in Biblioteca”, a cura di Costanza Travaglini e Anna Tomasella.